Il futuro imperatore Marco Salvio Otone nacque, da una famiglia appartenente in origine all’ordine equestre, il 28 aprile del 32 d.C., sotto il consolato di Camillo Arrunzio e Domizio Enobarbo. I suoi antenati erano originari di Ferento, e appartenevano ad una delle più antiche e nobili famiglie dell’Etruria ¹.
Il primo della sua famiglia a fare carriera politica fu suo nonno Marco Salvio Otone, che divenne senatore grazie all’interessamento di Livia, la moglie di Augusto, nella cui casa era cresciuto, ma che non andò oltre la carica di pretore. Suo padre, Lucio Otone, era imparentato per parte di madre con parecchie delle più importanti famiglie romane, e pare che fosse così somigliante all’imperatore Tiberio, che molti lo credevano suo figlio. Lucio Otone rivestì con estremo rigore le magistrature urbane e il proconsolato d’Africa ed entrò nelle grazie di Claudio scoprendo una congiura ordita da un cavaliere romano per assassinarlo. Come ringraziamento, Claudio lo ammise tra i patrizi e il Senato gli fece erigere una statua sul Palatino. Dal matrimonio con la nobildonna Albia Terenzia, Lucio Otone ebbe due figli maschi, Tiziano e il nostro Marco, ed una femmina, che diede in sposa a Druso, il figlio di Germanico.
Il giovane Marco Salvio Otone non possedeva però il rigore morale del padre; fin da ragazzo ebbe un carattere turbolento ed incline al lusso, destando le ire di Lucio che sovente lo prendeva a nerbate. Si diceva che di notte vagasse per le strade, divertendosi a far cadere i passanti ubriachi che passavano sul suo mantello disteso a terra. Il giovane Otone era attirato dalla dorata vita di palazzo e non pensava ad altro che a trovare il modo di farne parte. Dopo la morte del padre, ebbe finalmente la libertà di agire; finse di essere innamorato di un’anziana liberta imperiale, che frequentava abitualmente il Palazzo e che lo introdusse alla corte di Nerone, di cui divenne ben presto intimo amico, per una certa affinità di carattere o, come si malignava, perché ne era l’amante ².
L’amicizia tra Nerone e Otone era così profonda che il principe gli confidò anche il proposito di voler uccidere la madre Agrippina. Ma anche questo legame così stretto andò in crisi, come spesso accade, a causa di una donna.
Viveva a Roma Poppea Sabina, una donna di grande bellezza e fascino, proveniente da una famiglia di dignità consolare. Poppea era una donna ambiziosa e senza scrupoli, decisa a sfruttare tutte le sue doti naturali a proprio vantaggio. Si raccontava che uscisse raramente in pubblico e che, quando lo faceva, tenesse una parte del volto coperta da un velo, sia per non esporsi agli sguardi altrui, che per apparire più affascinante. Il giovane e dissoluto Otone ne fu colpito ed iniziò a farle una corte serrata; Poppea, che era sposata con Rufrio Crispino, un cavaliere romano, si lasciò sedurre perché era al corrente dell’intima amicizia che legava Otone e Nerone. Ottenuto il divorzio dal marito, Poppea sposò immediatamente Otone.
Quando parlava con Nerone, Otone non perdeva occasione per lodare la bellezza e l’eleganza della moglie. Non sappiamo cosa avesse in mente: forse l’amore per Poppea l’aveva accecato e reso imprudente, oppure intendeva utilizzare la moglie per accrescere la sua influenza sul principe, facendone l’amante.
Allo stesso tempo Poppea, ormai introdotta stabilmente a corte, esercitava tutte le sue arti per accrescere il desiderio di Nerone, non mostrandosi insensibile alle attenzioni del principe ma, a parole, manifestando la sua fedeltà ad Otone. Quali che fossero i piani di Otone, Nerone iniziò a percepirlo come un rivale e a trattarlo con più freddezza, fino ad escluderlo dal suo seguito. Poi, per liberarsene senza spargimento di sangue, lo inviò nel 58 come prefetto in Lusitania, trattenendo Poppea come amante presso di sé.
Otone rimase in Lusitania per i successivi dieci anni esercitando la sua attività di governatore con integrità e saggezza, a dispetto della vita dissoluta e sregolata che aveva condotto sino a quel momento ³. Soddisfatto per aver salvato la vita, non rinunciò a nutrire però propositi di vendetta, che si concretizzarono quando, il 2 aprile del 68, Sulpicio Galba, il governatore della Hispania Tarraconensis, si ribellò a Nerone, proclamandosi rappresentante del Senato e del Popolo Romano. Otone fu tra i primi ad appoggiare il settantenne Galba, forse perché aveva intuito la possibilità di diventare principe a sua volta. Infatti, un astrologo di nome Seleuco, che in passato gli aveva predetto che sarebbe sopravvissuto a Nerone, era da poco ricomparso inaspettatamente per annunciargli che sarebbe divenuto imperatore in breve tempo ⁴.
La previsione si avvererà, ma Otone morirà suicida a Brixellum il 17 aprile del 69 d.C., all’età di trentasette anni, dopo solo novantadue giorni di regno.
NOTE
¹ Svetonio (Otone, 1)
² Svetonio (Otone, 2)
³ Tacito (Annales, XIII, 45-46)
⁴ Svetonio (Otone, 4)