Marcia Aurelia Ceionia Demetriade era una liberta greca di cui conosciamo il nome completo grazie a un’iscrizione (ILS, 406). Figlia di una liberta di Lucio Vero, fu notata da Marco Ummidio (o Numidio) Quadrato (138 – 182) e ne divenne la concubina. Quadrato era figlio della sorella minore di Marco Aurelio, Annia Faustina Cornificia, e quindi cugino di Commodo e di sua sorella Lucilla.
Nel 182, Quadrato rimase coinvolto in una congiura ordita da Lucilla e da Claudio Pompeiano Quinziano per eliminare Commodo. L’attentato, organizzato nell’Anfiteatro Flavio, fallì miseramente e costò la vita a Quadrato e Quinziano, mentre Lucilla fu prima esiliata a Capri e poi eliminata con discrezione.

Commodo, che nel frattempo si era liberato anche della moglie Bruttia Crispina, esiliata con l’accusa di adulterio e fatta uccidere in seguito nel 187, notò la bellezza di Marcia e se ne invaghì, prendendola anche lui tra le sue concubine. Grazie alla sua avvenenza e alla sua cultura, Marcia divenne rapidamente la prediletta fra le concubine di Commodo, in nulla inferiore a una moglie legittima. Commodo le tributava tutti gli onori di un’imperatrice, tranne il privilegio di essere preceduta in pubblico da fiaccole accese, e la faceva assistere agli spettacoli dal trono dell’imperatore.
Marcia era una donna intelligente e scaltra, ed ebbe notevole influenza nella politica della corte imperiale, per il grande ascendente che aveva su Commodo. Marcia era anche cristiana o, almeno, molto favorevole ai cristiani; a lei faceva riferimento lo scrittore cristiano Ippolito (170 – 235) nel trattato “Confutazione di tutte le eresie” definendola come “la concubina di Commodo timorata di dio”. ¹

Grazie all’influenza che esercitava presso Commodo, Marcia potè prodigarsi molto a favore dei cristiani, verso cui cessarono le persecuzioni per tutta la durata del suo regno. La grande importanza che aveva Marcia a corte è evidente nell’episodio della caduta di Cleandro, il potentissimo liberto, prima cubiculario e poi prefetto del pretorio, che di fatto esercitava il potere al posto di un Commodo sempre più disinteressato all’adempimento dei suoi doveri. Fu proprio Marcia, nel 190, ad avvertire Commodo che la plebe romana si stava ribellando a Cleandro a causa di una carestia e che erano scoppiati gravi tumulti a Roma. Marcia consigliò a Commodo di sbarazzarsi di Cleandro prima che la situazione degenerasse ulteriormente e l’imperatore, per evitare guai peggiori, eseguì prontamente.
Tra i molti soprannomi che vennero attribuiti a Commodo, quello di “Amazzonio” gli venne dato proprio per la sua passione per Marcia, che gli piaceva veder ritratta vestita da amazzone. Si diceva che per amor suo, Commodo si fosse anche spinto a scendere nell’arena vestito da amazzone. Mentre si scambiava effusioni d’amore con Marcia, nel 190 Commodo ebbe anche la stravagante idea di rinominare Roma “Colonia Lucia Antoniniana Commodiana” e di battere monete con questa denominazione.

Nonostante l’amore per Marcia, il comportamento di Commodo si fece col passare del tempo sempre più violento e stravagante. Le condanne a morte di personaggi influenti si susseguivano incessanti e l’imperatore preferiva partecipare ai giochi gladiatori nelle vesti di “secutor” e all’uccisione di belve nelle arene, anziché dedicarsi agli affari di stato.
Si arrivò al 31 dicembre del 192; il primo giorno dell’anno successivo, durante le celebrazioni in onore di Giano, i consoli avrebbero indossato per la prima volta le insegne annuali della loro carica. Secondo quanto racconta Erodiano, Commodo aveva l’intenzione, mentre i festeggiamenti erano al culmine, di presentarsi al popolo di Roma, per officiare il sacrificio in onore di Giano, partendo dalla caserma dei gladiatori anziché, come era costume, dal palazzo imperiale, indossando l’armatura da secutor – in luogo della porpora imperiale – e scortato dagli altri gladiatori ². Egli comunicò il suo progetto a Marcia, ma la donna, venendo a conoscenza di un’idea così assurda e indegna, lo supplicò e si gettò ai suoi piedi, chiedendogli tra le lacrime di non fare oltraggio all’impero di Roma, e di non mettersi in pericolo affidandosi a uomini giudicati spregevoli come i gladiatori. Infine, poiché con tutte le sue preghiere non ottenne nulla, se ne andò piangendo.
Commodo comunicò i suoi propositi anche a Emilio Leto, il prefetto del pretorio e ad Eclecto, il cubiculario, incaricandoli di preparare la caserma dei gladiatori affinché egli potesse trascorrervi la notte per uscirne direttamente il giorno dopo, scortato dai suoi occupanti. Ovviamente, anche Leto ed Eclecto cercarono di persuadere Commodo ad evitare questa parata indegna di un imperatore. Commodo, irritato, li congedò e si ritirò nelle sue stanze per riposare prima della cena. Là prese un foglio ricavato dalla scorza di tiglio e iniziò a scrivere una lista di persone che voleva far uccidere quella notte.

Dopo aver compilato l’elenco, Commodo lo lasciò imprudentemente sul letto, pensando che nessuno si sarebbe introdotto nella sua camera senza il suo permesso, e si recò a fare le consuete abluzioni. Tuttavia, tra i romani amanti del lusso era di moda avere degli schiavi bambini, liberi di girare nudi per la casa, coperti solo d’oro e di gemme preziose. Commodo non era da meno e ne teneva uno presso di sé, chiamato Filocommodo, con allusione alla predilezione dell’imperatore per lui. Commodo lo adorava così tanto che spesso lo teneva a dormire con sé. Filocommodo entrò nella camera che ben conosceva per averci trascorso tante notti e prese il foglio abbandonato sul letto con l’intenzione di giocarci, come farebbero tutti i bambini; quindi uscì dalla stanza. Il destino volle che il piccolo Filocommodo incontrasse Marcia, che gli era ugualmente affezionata. Marcia gli si fece incontro per abbracciarlo e baciarlo, ma gli tolse il foglio per evitare che il bambino distruggesse qualcosa di importante; riconobbe però la scrittura di Commodo e le venne la curiosità di leggerlo. Fin dalle prime righe il sangue le si ghiacciò nelle vene; Marcia stava leggendo la sua condanna a morte: lei sarebbe morta per prima, seguita da Leto ed Eclecto e da molti altri. Questa era la ricompensa che Commodo le riservava, dopo tanti anni in cui Marcia gli era stata lealmente accanto.
Furiosa, Marcia mandò a chiamare il cubiculario Eclecto, con cui aveva grande familiarità sin da quando era stata la concubina di Quadrato; si vociferava anzi che ne fosse anche l’amante, ed infatti lo sposò dopo la morte di Commodo. Eclecto era egiziano, di temperamento sanguigno e pronto a decidere ed agire; mise il suo sigillo sul foglio e lo inviò, tramite un uomo fidato, a Leto affinché lo leggesse. I tre si riunirono prontamente, fingendo di occuparsi dei preparativi riguardanti la caserma dei gladiatori, ma risoluti ad agire prima che la vendetta di Commodo li colpisse. Decisero di usare il veleno, perché Marcia, in quanto concubina prediletta, era solita riempire e offrire a Commodo la prima coppa di vino.
Quando Commodo tornò dai bagni, Marcia gli versò il veleno in una coppa di vino profumato, che l’imperatore, assetato per gli esercizi fisici e le abluzioni, bevve tutto d’un fiato. Poi, credendo di sentirsi spossato dal vino e dalla fatica, Commodo si ritirò a dormire nelle sue stanze. Più tardi, il veleno gli provocò un forte senso di nausea e violenti conati di vomito. I congiurati, temendo che Commodo si liberasse in quel modo dal veleno in corpo e si riprendesse, mandarono a chiamare un giovane e robusto lottatore di nome Narcisso, col quale spesso Commodo si allenava, e lo convinsero, dietro lauto compenso, a finire l’opera. Narcisso entrò nella stanza e, trovando Commodo indebolito dall’ubriachezza e dal veleno, lo strangolò senza difficoltà.

Per evitare che i pretoriani, che erano fedeli a Commodo per tutti i favori ottenuti dall’imperatore, si accorgessero della fine toccata al loro protetto, i congiurati ne fecero trasportare in campagna il corpo da due schiavi, avvolto in un tappeto. Poi, si recarono dall’anziano Pertinace, ritenendolo il più adatto a succedere a Commodo, e lo accompagnarono al campo dei pretoriani, ai quali riferirono che l’imperatore era morto a causa del troppo cibo ingurgitato.
Dopo la proclamazione a imperatore di Pertinace da parte del Senato, Marcia sposò Eclecto. Purtroppo per Marcia, Eclecto morì eroicamente il 28 marzo 193, ucciso dai pretoriani mentre difendeva Pertinace dalla loro furia. Pochi mesi dopo, il nuovo imperatore Didio Giuliano, che si proclamava vendicatore di Commodo, per ingraziarsi i pretoriani e temendo che Leto si stesse per schierare dalla parte di Settimio Severo, lo fece condannare a morte e ordinò che anche Marcia venisse uccisa insieme a lui. Infine Narcisso, l’ultimo protagonista dell’assassinio di Commodo, fu dato in pasto alle belve da Settimio Severo.
NOTE
¹ Ippolito (Refutatio omnium haeresium IX, 12, 10)
² Erodiano (Storia dell’impero dopo Marco, I, 16, 2)