Quinquatrus Minusculae (13-15 giugno)

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Statua colossale di Atena, di età augustea, proveniente dall’Aventino. Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo, Roma

Dal 13 al 15 giugno si svolgevano a Roma le Quinquatrus Minusculae o Minores, durante le quali i suonatori di flauto, detti tibicini, rendevano gli onori a Minerva che, secondo il mito, aveva inventato il flauto a doppia canna, l’aulòs, per poi scagliarlo inorridita a terra ed abbandonarlo quando si era resa conto che, nel suonarlo, le si deformavano le guance rendendola ridicola. La corporazione dei flautisti (collegium tibicinumera necessaria in molte cerimonie pubbliche di carattere religioso; i flautisti suonavano nei templi, nei giochi e nei cortei funebri ¹. I suonatori di flauto erano soliti festeggiare consumando un pasto sacro nel tempio di Giove Capitolino, finché, nel 311 a.C. i censori proibirono questa usanza.

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Giovane satiro con flauto, Musei Capitolini, Roma

I flautisti allora, in segno di protesta, si autoesiliarono a Tibur (l’odierna Tivoli); senza di loro, veniva a mancare una componente essenziale in tante cerimonie, pertanto ambasciatori furono inviati da Roma per convincere i tibicini a tornare ma ogni tentativo di mediazione fallì. Alla fine, essi furono fatti ubriacare con l’inganno da uno schiavo affrancato ², d’accordo con gli emissari del Senato, e riportati a Roma, dove gli fu accordato nuovamente il permesso di celebrare il pasto sacro nel tempio di Giove Capitolino e di festeggiare dal 13 al 15 giugno aggirandosi per la città col volto coperto da una maschera e in abbigliamento femminile con indosso lunghe stole ³.

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Statua colossale di Minerva, II secolo a.C., Musei Capitolini, Roma

I Quinquatrus del 13 giugno vennero detti minori per distinguerli da quelli maggiori e pubblici del 19 marzo, in cui erano invece le corporazioni di artigiani e professionisti, come medici, tessitori, tintori, calzolai, maestri di scuola, pittori e scultori, a rendere omaggio alla dea Minerva, protettrice dei mestieri e di coloro che li esercitano, nel giorno che si riteneva fosse quello della sua nascita.

A Roma, la statua della dea Minerva era collocata in una delle tre celle del tempio di Giove sul Campidoglio; inoltre, Minerva aveva altri due santuari: un tempio sull’Aventino e una cappella sul Celio, che Varrone chiamava Minervium, dove era custodita la statua della dea sottratta dai romani a Falerii dopo la conquista della città nel 241 a.C., e perciò chiamata anche “sacellum Minervae captae” (sacello della Minerva prigioniera).

NOTE

¹ Ovidio (Fasti, VI, vv. 659-660)

² Ovidio (Fasti, VI, vv. 669-684)

³ Livio (Ab urbe condita, IX, 30, 5-9)

(Articolo aggiornato il 12 giugno 2020)

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