Morte di Elagabalo (11 marzo 222 d.C.)

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L’11 Marzo del 222 d.C. viene assassinato a soli diciotto anni Sesto Vario Avito Bassiano, meglio conosciuto come Elagabalo o Eliogabalo, della dinastia dei Severi. Elagabalo venne barbaramente trucidato insieme alla madre Giulia Soemia dai pretoriani, ormai schieratasi apertamente dalla parte del cugino e successore designato Alessandro Severo e di sua madre Giulia Mamea.

I rapporti tra Elagabalo ed Alessandro, adottato dal cugino come figlio e designato successore, si erano infatti rapidamente deteriorati. Alessandro era stato proclamato Cesare il 26 giugno 221 ma la popolarità di cui iniziò subito a godere a corte e presso i soldati aveva subito risvegliato la gelosia di Elagabalo. L’imperatore aveva allora cercato di privare Alessandro del titolo di Cesare, escludendolo da tutte le cerimonie ufficiali, e diffondendo anche la voce che il cugino fosse in fin di vita, per osservare come i soldati avrebbero reagito a quella notizia ¹. Ma i pretoriani, fiutando giustamente un inganno, si sdegnarono e rifiutarono di inviare ad Elagabalo il consueto contingente  di guardia, pretendendo di vedere Alessandro Severo coi propri occhi.

Temendo una rivolta, Elagabalo fece salire Alessandro sul cocchio imperiale e insieme si recarono al campo dei pretoriani. La grande accoglienza che ricevette Alessandro fecero infuriare Elagabalo, che ordinò di arrestare i soldati che riteneva infedeli, ma era ormai troppo tardi. I pretoriani avevano scelto un nuovo padrone, dai costumi e dal temperamento più consoni alla tradizione romana: Alessandro Severo. La ribellione scoppiò con violenza; scoperti dopo un tentativo di nascondersi dentro un baule ², Elagabalo e sua madre Giulia Soemia furono decapitati e i loro corpi denudati vennero trascinati per le strade della città; poi, come gesto di estremo disprezzo, quello di Elagabalo fu prima gettato in una fogna, che si rivelò troppo stretta, e infine nel Tevere dal ponte Emilio, con un peso legato addosso affinché non tornasse a galla e non potesse ricevere adeguata sepoltura. Dopo la morte, per dileggio, venne soprannominato Tiberino (Tiberinus) e Trascinato (Tractatitius), con riferimento al trattamento subito dal suo cadavere ³.

Elagabalo era nato a Emesa tra il 203 e il 204 ed era per diritto ereditario gran sacerdote del dio solare El-Gabal, rappresentato da una grande pietra nera conica ⁴ di origine meteorica, di cui introdusse il culto a Roma quando divenne imperatore. El-Gabal fu venerato a Roma come Deus Sol Elagabalus o Invictus Sol Elagabalus. Arrivò al potere nel 218, a soli quattordici anni. Sua nonna, Giulia Mesa, aveva messo in giro la voce, falsa, che fosse figlio di Caracalla, per renderlo più gradito all’esercito.

Eliogabalo è uno di quegli imperatori di cui è oggettivamente difficile dare un giudizio equilibrato, a causa della quantità di nefandezze che gli vengono attribuite dalle poche fonti letterarie di cui disponiamo per ricostruire la sua vita (Cassio Dione, Erodiano e la biografia contenuta nella Historia Augusta). Sappiamo che Elagabalo e sua madre Soemia, che lo influenzava nelle scelte politiche, non amavano la guerra. Elagabalo, in Senato, una volta disse: “Non ho bisogno di titoli che derivino dalla guerra e dal sangue: accontentatevi di chiamarmi Pius e Felix“.

Questa attitudine pacifica, in un impero che si fondava su uno stato di guerra permanente, era sicuramente una grave colpa nei confronti dell’esercito e dei pretoriani, che infatti si schierarono dalla parte del più giovane cugino, educato secondo valori più consoni alla mentalità romana: Gessio Giulio Bassiano Alessiano. Non è un caso se quest’ultimo, quando fu nominato Cesare da Elagabalo nel 221, prese il nome di Marco Aurelio Severo Alessandro, richiamando alla memoria figure amatissime come Settimio Severo, il principe guerriero, e Alessandro Magno.
La campagna diffamatoria abilmente orchestrata, di cui Elagabalo fu oggetto ancora in vita, lo dipinge come un dissoluto dedito ad ogni sorta di perversioni sessuali e abituato a prostituirsi anche a palazzo.

Gli vengono attribuite cinque mogli di cui una, Aquilia Severa, era addirittura una vergine Vestale, oltre a una stabile relazione con un auriga ed ex schiavo di nome Ierocle, che Elagabalo chiamava “mio marito”. Odiato dal Senato, oltraggiato dai suoi eccessi, alla sua morte fu ovviamente colpito da “damnatio memoriae“. Nei tumulti che seguirono, furono uccisi anche il praefectus urbi, i prefetti del pretorio e Ierocle ⁶. Quanto a El-Gabal, la pietra nera che rappresentava il dio solare di Emesa, fu bandita da Roma ⁷ e rispedita in Siria, dove i suoi fedeli ne attendevano il ritorno.

NOTE

¹ Erodiano (Storia dell’impero romano, V, 8, 4-5)

² Dione Cassio (Storia Romana, LXXIX, 20, 2)

³ Historia Augusta (Eliogabalo, 17, 1-5)

⁴ Erodiano (Storia dell’impero romano, V, 3, 5)

⁵ Dione Cassio (Storia Romana, LXXIX, 18, 4)

⁶ Dione Cassio (Storia Romana, LXXIX, 21, 1)

⁷ Dione Cassio (Storia Romana, LXXIX, 21, 2)

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